Nel suo libro La vita benedetta da Dio, Gordon MacDonald racconta la storia delle sue esperienze nella squadra di atletica dell’Università del Colorado, verso la fine degli anni cinquanta. Ricorda in particolare i duri allenamenti svolti con un compagno di squadra di nome Bill. “Ancora oggi ho dei ricordi angosciosi dei nostri allenamenti di ogni lunedì pomeriggio”, dice Gordon. “Quando terminavano, rientravo negli spogliatoi barcollando”. Per Bill invece era diverso. Quando finiva, si riposava sull’erba di fianco alla pista. Dopo una ventina di minuti, mentre Gordon faceva la doccia, Bill riprendeva l’allenamento!
Bill non si riteneva un atleta eccezionale all’università. “Non ero un grande atleta”, osserva Bill, “ma avevo una ‘teoria della valigia di trucchi’, cioè che nell’allenamento o nelle competizioni non c’è un’unica grande mossa da fare, ma che ci sono migliaia di piccole cose che si possono fare”.
Forse Bill non ebbe un grande impatto durante i suoi anni all’università, ma con il tempo la sua disciplina e il suo desiderio ottennero dei risultati. Con i suoi sforzi disciplinati e il suo continuo miglioramento, l’atleta universitario poco spettacolare che faceva gli allenamenti con Gordon MacDonald divenne il famoso Bill Toomey, atleta del decatlon che raggiunse la fama olimpica nel 1984.
Quello che portò Bill a risultati così eccezionali fu la sua autodisciplina. Il commento di Gordon MacDonald spiega tutto: “La differenza tra noi due è cominciata negli allenamenti del lunedì pomeriggio. Lui non aveva paura della disciplina e si spingeva al massimo; io ne avevo paura e facevo il minimo necessario”.
Quando Guo Youming era bambino, sua madre notò che camminava barcollando e cadeva spesso. Le sue condizioni peggiorarono e a sette anni gli fu diagnosticata la distrofia muscolare. La notizia fu devastante per i suoi genitori, che lottarono contro il dolore e contro i sensi di colpa quando appresero che non esistevano cure. Youming disse che anche lui fu tentato di disperarsi, ma si rese conto che avrebbe soltanto reso la vita più difficile per i suoi genitori. Invece rifiutò di farsi limitare dalla sua patologia e decise, come dice lui stesso, «di fare del mio meglio e sorridere coraggiosamente». A nove anni cominciò a non poter più camminare e rimase confinato su una sedia a rotelle. Con l’atrofizzarsi dei muscoli, braccia e gambe persero ogni funzione. Oggi, la sua mamma lo aiuta a mangiare, usare il bagno, farsi la doccia e svolgere altri compiti basilari.
Anche se Youming doveva dipendere dalla madre per farsi portare a scuola sulla sedia a rotelle, lui insistette a non fare assenze. Il suo atteggiamento positivo e allegro lo rese un favorito tra i suoi compagni di classe e insegnanti, che ammiravano il suo modo vincente di vedere la vita, pur vivendo in condizioni di continuo peggioramento. A ventisei anni, Youming può assumere solo liquidi e la sua vita dipende da un respiratore. La sua forza fisica in rapido declino non gli permise nemmeno di presenziare fino in fondo alla sua cerimonia di laurea. Tuttavia aveva passato l’esame orale con voti eccellenti, ottenendo un master in letteratura cinese. La letteratura è la passione di Youming e la sua tesi è una raccolta di sue poesie e altre opere. È lunga 100.000 parole, un risultato monumentale per lui, che è i grado di battere solo dieci parole al minuto per una decina di minuti al giorno, sdraiato sulla schiena e usando un mouse per cliccare su una tastiera speciale. In futuro Youming spera di superare l’esame per diventare impiegato statale. «Non possiamo scegliere il nostro destino» dice Youming, «ma possiamo scegliere come lo affrontiamo. Se la vita sembra priva di significato, allora dobbiamo darglielo noi. Sia che passiamo una giornata nel dolore o nella gioia, dobbiamo pur sempre viverla. Perché non farlo con gioia? Finché non perdo fiducia in me stesso, nemmeno Dio e gli altri la perderanno. Storia per gentile concessione della rivista Contatto. Foto di https://www.nownews.com/news/20170714/2588753/ |
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