Ho sempre pensato che il principe Gionata, figlio del primo re d’Israele, sia un sorprendente esempio biblico di onore e integrità morale. Pensate: tutti si aspettavano logicamente che sarebbe stato il legittimo successore di suo padre Saul, invece il profeta Samuele consacrò Davide al suo posto. Penso che nei panni di Gionata mi sarei abbandonata a uno di questi comportamenti: o mi sarei lasciata consumare dall’invidia, pensando di esser stata vittima di un’ingiustizia, o non mi sarei più occupata degli affari del regno. Cos’ha fatto Gionata, invece? Per tutto il tempo in cui è stato un principe, si è comportato come il miglior principe possibile, fino alla sua morte durante una battaglia dal risultato già scontato. Perfino in quel periodo aveva onorato e protetto in molte occasioni il futuro re, Davide. Non penso che Gionata abbia visto il regnare su Israele come un’opportunità arrivistica. Sembra che non gli importasse chi fosse il re, purché guidasse il regno come voleva Dio. Appoggiò completamente Davide, l’unto di Dio, semplicemente perché era l’unto di Dio. Ci vuole integrità morale per fare una cosa del genere – il tipo di profonda integrità che nasce dalla fiducia completa nella provvidenza divina. Non c’è nulla di sbagliato nell’aspirare a essere migliori nelle cose che facciamo e a venire apprezzati per farlo, ma se ci permettessimo di sminuire il nostro posto nella vita e desiderassimo una posizione apparentemente più importante potremmo arrivare a sentirci scoraggiati e insoddisfatti. Certamente ci sono molte persone che eccellono in posizioni di grande utilità o di rilievo; ma molti di noi occupano un posto nella vita che sarebbe considerato più comune e ordinario. Tuttavia, ciascuno di noi possiede competenze preziose e nascoste che può sviluppare nelle sue circostanze attuali. Accettando la nostra situazione e facendo il possibile per sfruttarla al meglio, ci ritroveremo spesso a sviluppare quei talenti nascosti o in precedenza dormienti e potremo utilizzarli per aiutare gli altri. A sua volta questo ci porterà soddisfazione e appagamento.
Nessun posto e nessuna posizione è veramente comune e ordinaria, se è ciò che Dio vuole darci e che vuole usare per sviluppare i nostri talenti particolari. Arte di Rene Pfitzner. Testo per gentile concessione della rivista Contatto.
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Nyx Martinez Era stata una giornata soddisfacente. Il mondo mi sorride, pensai, mentre entravo in ufficio. Mi sedetti al computer. La tastiera sembrava invitarmi a prendere contatto. Appena lo schermo si accese, capii che qualcosa non andava. Il disco fisso era bloccato. ![]()
Ci volle un momento prima che la mia mente lenta registrasse la portata del disastro, ma poi mi colpì... no, mi travolse con l’impatto violento di una ruspa che spiana tutto. Lo stomaco mi si sconvolse e la vista mi si annebbiò. La mente si offuscò e la stanza cominciò a ruotare.
Gli ultimi sei mesi di duro lavoro – articoli, grafica, tutta quella preziosa energia mentale che avevo riversato sul disco fisso per conservarla – tutto era svanito. Per sempre. Le mie peggiori paure mi avevano colpito in pieno, come un meteorite caduto dal cielo. Perché, oh perché, non avevo fatto una copia di riserva di tutta quella roba? Ora quei frammenti di creatività erano perduti, levitavano da qualche parte nel cyberspazio, lontano da casa. Non potevo farli tornare indietro. Poi mi venne in mente la storia di quella volta che Thomas Edison fu vittima di una simile tragedia. Il suo laboratorio aveva preso fuoco; mesi, anni, perfino decenni di duro lavoro su numerose invenzioni mai terminate erano saliti in fumo. “Ecco che se ne vanno tutti i miei errori!” disse con sorprendente allegria … e si rimise immediatamente al lavoro. Mi chiesi se mi fosse rimasta in cuore abbastanza energia positiva da ricominciare con altrettanto coraggio di Edison. Queste meditazioni in qualche modo alleviarono il dolore e annullarono la sensazione di stordimento e sconfitta. Ero caduta in ginocchio, piena di frustrazione, ma mi sforzai di rialzarmi e di mettere un sorriso sulle mie labbra. Ahimè, a volte alcune cose sembrano totalmente ingiuste nella vita! Ma non potevo abbandonarmi al disfattismo, né permettere alla sconfitta di influenzare il mio futuro. Decisi di non vedere la situazione come la tragica fine di tutti i miei progetti, ma come un’opportunità per iniziarli di nuovo per un futuro più promettente. Questo è il mio primo tentativo di scrivere qualcosa dopo “il Giorno della Demolizione”. “Ecco che se ne vanno tutti i miei errori”, dico a me stessa. E non mi arrendo. Sono ancora qui, di nuovo di fronte al mio computer, pronta a ricominciare. E questa volta faccio una copia di backup! Storia per gentile concessione della rivista Contatto. Immagine © TFI. Comincia questo esercizio immaginando di essere al centro di una serie di cerchi concentrici. Tu sei nel centro, ma l’attenzione non è concentrata su di te. All’interno del primo cerchio ci sono la tua famiglia e i tuoi amici più cari. Probabilmente è facile individuare i bisogni di almeno due o tre di loro. Prendine nota.
Ora immagina il cerchio successivo: i tuoi conoscenti. Prendi nota dei loro nomi e dei loro bisogni. Or immagina il cerchio più largo, individui che non conosci personalmente, ma di cui ti sono noti i bisogni: la signora sulla sedia a rotelle che hai incrociato per strada, la famiglia senzatetto di cui hai letto. Prendi nota anche di loro. A questo punto probabilmente avrai un elenco di una decina di persone. Prega per loro durante la settimana. Tieni l’elenco in un posto dove puoi vederlo, magari vicino al letto o sulla tua scrivania. Ogni giorno dedica una decina di minuti a pregare per loro. Anche solo pochi momenti di una preghiera sincera e sentita possono fare una grande differenza nella vita di qualcuno. “La preghiera sincera di una persona credente è molto potente” (Giacomo 5,16 TILC) Text adapted from Activated magazine. Image (foreground) designed by Freepik. Background in public domain.
Due ore, cinque minuti e dieci secondi: è il tempo che il kenyota Samuel Wanjiru impiegò per arrivare primo al traguardo nella maratona di Londra nell’aprile 2009.
Tredici giorni: è il tempo che impiegò il maggiore Phil Packer, un militare inglese divenuto paraplegico dopo un incidente alla spina dorsale, a completare la stessa maratona, arrivando ultimo su trentaseimila concorrenti. Questa grande impresa di perseveranza raccolse oltre 600.000 sterline (circa €700.000) per beneficenza. Wanjiru fece notizia per la sua velocità. Packer fece notizia, non per la velocità, ma per il suo coraggio e la sua determinazione. Un migliaio di persone lo accolsero alla fine di una corsa cui si era iscritto contro ogni aspettativa, per non parlare delle possibilità di portarla a termine. Dopo il suo incidente l’anno prima, gli avevano detto che non sarebbe più stato in grado di camminare. Anzi, aveva imparato a camminare con le stampelle solo un mese prima della maratona. Mentre entrambi sono rispettati per la loro impresa, c’era qualcosa di speciale nel trionfo di Parker. Durante le sei ore dolorose ed estenuanti che impiegò ogni giorno a percorrere poco più di tre chilometri, non fu mai solo. I suoi sostenitori, sia amici che estranei, lo accompagnarono durante il percorso, camminando al suo fianco e incoraggiandolo, dalla linea di partenza fino all’arrivo. Tra i messaggi di congratulazione sul suo sito web ci fu anche un messaggio che trasmetteva l’ammirazione del principe Carlo. La strada della vita non è sempre facile e a volte affrontiamo ostacoli apparentemente insormontabili; ma non camminiamo da soli. Anche noi abbiamo degli incoraggiatori, la nostra famiglia e i nostri amici, che ci sostengono durante il cammino. E anche noi abbiamo un Principe che ci appoggia — non di questo mondo, ma Gesù, il Principe della Pace, che promette di aiutarci a superare le circostanze, a persistere nonostante le probabilità sfavorevoli e a trionfare sulle difficoltà: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza» (2 Corinzi 12,9), ci dice. Quindi «corriamo con perseveranza la gara che ci è posta davanti, tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede» (Ebrei 12,1–2) Story courtesy of Activated magazine. Used by permission. Image credits: Image of Samuel Wanjiru courtesy of Wikimedia Commons. Image of Major Phil Packer from www.abc.net.au; used under Fair Use guidelines. |
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July 2024
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