Racconto biblico per bambini più grandi, con testo in inglese e italiano.
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Adapted from My Wonder Studio.
Elsa Sichrovsky
Sono entrata lentamente nell’aula di conversazione in giapponese e mi sono seduta svogliatamente al mio solito posto. Di tutte le materie che seguivo, questa era la peggiore. Detestavo quelle tre ore di torsione della lingua per catturare la cadenza di una conversazione in una lingua straniera. Dopo aver farfugliato qualcosa in un dialogo con un collega, con mia grande sorpresa ho sentito la ragazza seduta dietro di me leggere il dialogo da sola. Polly era rimasta seduta nel posto dietro al mio durante l’intero semestre, ma per qualche motivo non avevamo mai parlato. Mi sono girata e ho visto che Polly non aveva un compagno. Mentre la sentivo ripetere con qualche difficoltà quel lungo dialogo, ho provato disagio al pensiero di trovarmi al suo posto. «Come fa una persona a cantare un duetto da sola?» ha detto l’insegnante, scherzando. «Polly, trova un compagno per provare il prossimo dialogo con te». Ho sussurrato: «Vuoi ripetere il dialogo con me?» e gli occhi di Polly si sono illuminati. «Sì, grazie!» ha risposto, anche lei a bassa voce. Abbiamo letto insieme il dialogo successivo, poi Polly mi ha ringraziato di nuovo. Ho rivolto la mia attenzione all’insegnante che spiegava gli schemi linguistici informali in giapponese e ho dimenticato la conversazione con Polly. Finalmente è suonata la campanella e stavo mettendo via i libri e gli appunti, quando Polly si è chinata verso di me e mi ha messo in mano un post-it giallo. Uscita dall’aula ho aperto il biglietto e ho letto: «Cara Elsa, grazie per aver letto il dialogo con me! Tanti auguri per la tua laurea! Puoi farcela!»
Jaday Payeng negli ultimi trent’anni ha piantato alberi nel suo angolo dell’Assam, in India. A causa della mancanza d’alberi, il bacino del Brahmaputra esonda ogni anno e causa estesi danni ai campi, alle case e ai mezzi di sostentamento delle persone. Jaday decise di trasformare la sua isola brulla piantando degli alberi e ora la zona è ricoperta da una giungla di oltre 550 ettari (quasi otto volte il parco di Villa Borghese a Roma). Quegli alberi hanno portato grandi benefici alla zona. L’agricoltura è ripresa, le inondazioni sono finite e la fauna selvatica, come rinoceronti, elefanti e tigri, è tornata ad abitare l’area. Jaday ha una visione per il futuro: vuole che le scienze ambientali entrino a far parte del curriculum scolastico e che ogni studente pianti un albero e se ne prenda cura. Non che sia stato facile. Nel corso degli anni ha dovuto lottare contro cacciatori di frodo, politici corrotti e boscaioli, ma dice: «Non so esattamente cosa ne ricavo, ma quando pianto alberi mi sento felice. Continuerò a farlo fino alla morte». Un’altra persona che ha cambiato il mondo è la keniana Wangari Maathai, vincitrice del Nobel per la pace per la sua opera di ripristino ambientale e sviluppo comunitario. Da adolescente Wangari frequentò una scuola missionaria dove divenne un membro attivo dell’associazione Legione di Maria che organizzava progetti agricoli locali e il cui motto era: «Servire Dio servendo gli altri esseri umani». Poco più che ventenne vinse una borsa di studio all’università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, dove incontrò degli attivisti che lottavano contro l’inquinamento atmosferico in città; lì vide che i loro sforzi ebbero un impatto notevole. Sono cresciuto a Pittsburgh in quell’epoca e posso testimoniare del notevole cambiamento nella qualità dell’aria. Tornata in Kenya, Wangari fece grandi sforzi per migliorare le condizioni di vita delle donne. Diede inizio al Green Belt Movement, per aiutare le donne a diventare autosufficienti coltivando piante ottenute da semi locali. La bellezza del progetto è la sua semplicità. Nel suo libro Unbowed (Solo il vento mi piegherà) lei dice: «Come spiegavo ai forestali e alle donne, non c’è bisogno di un diploma per piantare un albero». Il suo “Movimento Cintura Verde” prosperò grazie alla cooperazione internazionale con agenzie come la Società forestale norvegese. Nel corso degli anni i rappresentanti di oltre quindici paesi andarono a vedere e a imparare in che modo potevano implementare progetti simili per combattere la desertificazione, il disboscamento, la siccità e la fame. Grazie a questi sforzi sono stati piantati milioni di alberi e sono sorte molte altre iniziative, come la Billion Tree Campaign dell’ONU. Ma cos’ha a che fare il rimboschimento con noi? Ovviamente, per la maggior parte di noi è raro piantare alberi, ma c’è qualcosa di più. Si tratta di fare la nostra parte per rendere il mondo un posto migliore. Il primo passo può essere scoprire quali sono i nostri “alberi”, poi curarli mentre crescono. Gesù avrebbe potuto dire qualcosa del genere: «Il regno dei cieli è come un uomo che pianta alberi in una terra brulla e se ne prende cura finché diventano una grande foresta che arricchisce la terra e porta molto frutto». Text adapted from Activated magazine. Used by permission. Image 1 courtesy of Times Now via Twitter. Used under Fair Use guidelines Image 2 courtesy of Thoughtco.com. Used under Fair Use guidelines Image 3 designed by Freepik
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June 2024
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