Mia figlia ha quasi tre anni e ha cominciato una fase nuova, quella del “Mamma, ho paura”. Per esempio, ha cominciato a spaventarsi dei cani, perfino del nostro docile cane di casa, e fa domande tipo: “I cani hanno denti aguzzi?” “I cani mangiano le bambine?” Perfino un cane che abbaia in lontananza basta a farla correre in casa. Per quanto cerchiamo di rassicurarla, non serve a niente. Come posso aiutare la mia piccola a superare le sue paure? R: La paura può essere un problema serio a qualsiasi età, ma specialmente per i bambini, perché il loro sistema di riferimento è piuttosto limitato ed essi non hanno ancora sviluppato una capacità di ragionamento tale da stabilire quali paure siano razionali e quali no. Ci vogliono preghiera, pazienza, comprensione e saggezza da parte dei genitori per capire come aiutare i figli a imparare ad affrontare la paura. Una cosa da tenere in mente è che alcune paure sono normali, razionali e salutari. Alcune ce le portiamo dietro dalla nascita, come la paura dei rumori forti e la paura delle altezze. Altre paure razionali le impariamo per esperienza. Per esempio, un bambino punto da un’ape probabilmente avrà paura delle api. Altre paure razionali s’imparano a causa degli avvertimenti dei genitori, come la paura delle stufe accese, dei coltelli affilati e delle auto in movimento. Al contrario, le paure irrazionali, come la paura di mostri immaginari, non hanno basi nel mondo materiale. Molte paure infantili cadono a metà strada tra il razionale e l’irrazionale e solitamente sono legate ad una fase particolare dello sviluppo mentale ed emotivo del bambino, quando questo viene esposto ad esperienze nuove e impara a ragionare e ad esercitare la propria fantasia. È importante non prendere in giro le paure dei bambini, perché ciò non servirà a renderle meno reali; anzi, si limiterà ad aggiungere una certa misura di vergogna e di bassa auto-stima alle difficoltà che stanno già affrontando. Dar loro la sensazione che è sbagliato o che sono cattivi quando hanno paura (come se avessero qualche scelta in merito) servirebbe solo ad aggravare il problema. Il primo passo per aiutare i bambini a superare le paure è presentare il problema a Gesù in preghiera. Chiedetegli di riempire il vostro bambino della luce della fede per cancellare il buio della paura. Fate una preghiera allegra e positiva con il vostro bimbo, accentuando il fatto che Dio si prende cura di noi in modo fedele e amorevole. Dato che ogni bambino e ogni situazione sono diversi, è bene chiedere a Gesù di mostrarvi cosa fare per aiutare vostro figlio a superare la paura. Egli può mostrarvi la causa del problema, la soluzione migliore e il modo di presentargliela. Non aspettare risultati da un giorno all’altro. Guarire i bambini da paure irrazionali richiede tempo, ma l’amore e la preghiera non falliscono mai. Articolo pubblicato originariamente nella rivista Contatto. Usato con permesso.
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di Dorcas Dio mi ha dato dodici figli bellissimi — otto femmine e quattro maschi. Quando erano più piccoli, ero così impegnata a prendermi cura di loro che riuscivo a stento a prendere fiato. Adesso, però, che i miei figli sono quasi tutti cresciuti (il più piccolo ha quattordici anni), conto molto sul loro aiuto. Ho passato una mattina a rifletterci su, provando una gratitudine enorme per loro, poi ho ricevuto una telefonata dalla mia terzogenita. Ho cominciato a parlarle di tutta la mia gratitudine e lei mi ha detto: “Mamma, devi dire queste cose anche a loro. Sarebbero così contenti di sentire quanto li apprezzi”. Stavo pensando la stessa cosa e ho concordato con lei. Negli ultimi trentaquattro anni, i miei dodici figli sono cresciuti in un istante. Sembra contradditorio ma è vero. E adesso mi sto rendendo conto di nuovo di che grande tesoro rappresentano per me. Tutto quello che posso dire è grazie, grazie, grazie. Sono grata per i miei figli, che mi hanno insegnato tante delle lezioni importanti della vita. Sono grata per i figli che sono ancora con me. Sono grata per i miei figli che hanno allargato le ali e non son più sotto il mio tetto. Sono grata per le volte che si ricordano di telefonare. Sono grata per come mi chiamano ancora quando qualcosa li turba. Sono grata per i miei figli più grandi che sono venuti a trovarmi quando ero all’ospedale. Sono grata per come i miei figli hanno pianto quando mi sono ammalata. Sono grata per tutte le volte in cui i miei figli mi hanno fatto ridere quando avevo bisogno di incoraggiamento. Sono grata perché non passa un compleanno in cui le mie figlie non facciano una torta e non preparino un bel pranzo. Sono grata per come i miei figli mi chiamano quando si avvicina il mio compleanno, chiedendomi che regalo voglio. Sono grata per tutti gli album di fotografie di famiglia che la mia figlia più grande stampa e mi manda alla fine di ogni anno. Sono grata per come i figli mi fanno apprezzare i vari tipi di personalità e caratteristiche personali. Sono grata per i nipoti che mi chiamano nonna e i per i miei figli che si prendono cura così bene di loro. Sono grata per come i miei figli mi stanno ad ascoltare quando sto passando un momento difficile. Voglio dire a tutti i miei figli: “Ho bisogno di voi. Sono grata di voi. Siete meravigliosi”. Penso che non ci sia fortuna più grande del sentirsi necessari a qualcuno. Ma a meno che i sentimenti siano espressi a parole, si potrebbe non sapere mai quale posto occupiamo nella vita di un’altra persona. Così ho deciso di prendermi alcuni momenti per esprimere la mia gratitudine ai miei figli. E mentre lo facevo, i miei pensieri si sono gradualmente rivolti a Gesù, la persona più meritevole di ringraziamenti. Mi sono chiesta se lo ringraziassi abbastanza. Ultimamente le mie lodi forse non sono state molto abbondanti e mi sono chiesta se ciò l’abbia rattristato. Di tutte le cose nella mia vita, quella per cui sono più grata è Lui. Grazie a Lui mi è possibile amare gli altri. Grazie all’amore che mi ha dato, desidero amare gli altri allo stesso modo. Ho sentito qualcuno dire che le lodi a Dio attirano su di noi la sua potenza e credo che sia vero. Quando si è stanchi, è ancora più importante lodare. Il fatto è che quando mi sono seduta a scrivere queste cose mi sentivo piuttosto stanca, così non posso fare a meno di terminare con una lode. Articolo © La Famiglia Internazionale. Foto per gentile concessione di photostock / FreeDigitalImages.net Stavo osservando alcuni bambini giocare a pallone – quello che i grandi chiamano calcio. Questi bambini avevano solo cinque o sei anni, ma la partita era vera, una partita seria, con due squadre complete di allenatore, uniformi e una piccola folla di genitori che guardavano dalle scalinate. Non conoscevo nessuno, così ero libero di godermi la partita senza essere distratto dall’ansia per chi vinceva o perdeva. L’unico mio desiderio era che i genitori e gli allenatori potessero fare lo stesso. Le squadre grossomodo si equivalevano – le chiamerò squadra uno e squadra due. Nel primo tempo nessuno segnò. Guardare i bambini era divertente; erano goffi e pieni di foga come solo i bambini sanno essere. Inciampavano nei propri piedi, cadevano sopra il pallone, tiravano calci e mancavano la palla, ma non aveva alcuna importanza, si stavano divertendo. Nel secondo tempo, l’allenatore della squadra uno tolse quelli che probabilmente erano i giocatori della prima squadra e fece entrare le riserve, ad eccezione del suo miglior giocatore, che mise come portiere. La partita prese dei risvolti drammatici. Immagino che vincere sia importante anche a cinque anni, perché l’allenatore della squadra due lasciò in campo i suoi giocatori migliori e le riserve della squadra uno non potevano essere all’altezza della situazione. La squadra due era ammassata attorno al piccoletto in porta. Questi era un ottimo atleta per i suoi cinque anni, ma non poteva resistere contro tre o quattro giocatori bravi come lui. La squadra due cominciò a segnare. Il portierino fece del suo meglio, buttandosi senza paura davanti ai palloni in arrivo, cercando coraggiosamente di fermarli. La squadra due segnò due gol uno dopo l’altro. Il piccolo portiere si arrabbiò e cominciò ad infuriarsi, a gridare, correre e tuffarsi. Con tutte le forze che potè raccogliere, alla fine riuscì a coprire uno degli attaccanti che si avvicinavano alla porta, ma questi lanciò il pallone ad un giocatore che arrivava dall’altra parte e prima che il portiere potesse cambiare posizione era troppo tardi – fecero un terzo goal. Capii ben presto chi erano i genitori del portiere. Erano brava gente, dall’aspetto decoroso. Si capiva che il padre era appena uscito dall’ufficio, perché era ancora in giacca e cravatta. Gridavano per incoraggiare il figlio e io mi lasciai prendere dallo spettacolo: il bambino sul campo e i genitori sulle scalinate. Dopo il terzo goal, il bambino cambiò. Aveva capito che non poteva farci niente, non riusciva a fermarli. Non mollò, ma si chiuse in un silenzio disperato. Gli si vedeva in volto la frustrazione. Anche suo padre cambiò. Finora aveva spinto il figlio a fare del suo meglio, lanciando consigli e incoraggiamento, ma ora si lasciò prendere dall’angoscia. Cercò di dire che andava bene lo stesso, di resistere e basta. Sentiva tutto il dolore del figlio. Dopo il quarto goal, sapevo cosa sarebbe successo. Era una cosa che avevo già visto. Il bambino aveva un disperato bisogno d’aiuto e nessuno poteva aiutarlo. Raccolse la palla dalla rete, la porse all’arbitro e scoppiò a piangere. Si fermò in piedi, con le guance rigate di lacrime, poi si lasciò cadere in ginocchio. Il padre balzò in piedi, ma sua moglie lo prese per il braccio e disse: “Non andare, lo metterai in imbarazzo”. Ma il padre si divincolò, saltò giù dalla gradinata e corse in campo, nonostante il gioco fosse ripreso. Abito intero, cravatta, scarpe lucide e tutto, attraversò il campo e prese in braccio il bambino, perché tutti sapessero che era suo figlio; lo abbracciò, lo baciò e pianse con lui. Non ho mai provato tanto orgoglio per un uomo in vita mia. Lo portò fuori e quando arrivò al bordo del campo lo udii dire: “Sono orgoglioso di te. Sei stato bravissimo. Voglio che tutti sappiano che sei mio figlio”. “Papà”, singhiozzò il bambino, “non riuscivo a fermarli. Ci ho provato, papà, ci ho davvero provato, ma hanno continuato a battermi”. “Non importa quante volte ti battano. Sei mio figlio e sono orgoglioso di te. Voglio che ritorni in campo e finisci la partita. Lo so che vuoi rinunciare, ma non puoi farlo. Ti batteranno di nuovo, ma non fa niente. Vai, adesso”. Qualcosa cambiò, lo vidi subito. Quando sei da solo e ti fanno un gol, quando ti battono e non riesci a fermarli, è importante sapere che non ha alcuna importanza per le persone che ti vogliono bene. Articolo originariamente pubblicato nella rivista Contatto. Usato con permesso. Da Gesù con amore L’amore di una mamma è uno dei migliori esempi dell’amore che ho per i miei figli, perché una buona madre ama incondizionatamente, continuamente e in qualsiasi circostanza. È un amore speciale che ho messo nel cuore di ogni mamma perché sapevo che nel vedere l’amore che lei ha per i propri figli avreste compreso meglio il mio amore per voi. Forse ti senti incapace come madre. Conosci le tue mancanze e sai di non essere perfetta. Oh, ma che alone di bellezza avvolge una mamma! Voi mamme siete un’immagine di me nel modo in cui vi donate altruisticamente, a volte anche senza riceverne tanto riconoscimento, nel modo in cui pregate e incoraggiate i loro sogni. Quando vi ho dato dei figli sapevo che ci sarebbero stati dei momenti di delusione, disperazione e dolore, ma sapevo anche che ci sarebbero stati momenti di gioia intensa e immenso amore e che nei vostri bambini avreste trovato il senso della vostra vita. L’essere madre richiede tanto, ma ha anche le sue ricompense: la gioia di tenere in braccio il proprio bambino appena nato, il suo tenero sorriso, i momenti felici in famiglia, la gratitudine e il rispetto che i figli mostrano quando poi diventano adulti, tutto l’amore dato e ricevuto nell’arco di una vita vissuta insieme. Queste e molte altre sono le benedizioni che ti do per tutto quello a cui hai dovuto rinunciare per essere mamma. E un giorno qui in cielo riceverai la recompensa finale per tutto ciò che hai dato. Sarà la più grande riunione di famiglia che si sia mai tenuta, non offuscata da lacrime o da limitazioni terrene, avvolta da un amore illimitato. In quel momento proverai pienamente le ricompense e la gioia di essere mamma. Pubblicato originariamente nella rivista "Contatto". Usato con permesso. Una mamma è una persona che, se vede che ci sono solo quattro fette di torta per cinque persone, senza neanche pensarci annuncia che non le sono mai piaciute le torte. —Tenneva Jordan La miglior medicina al mondo è il bacio della mamma. —Anonimo Mamma è stata la mia migliore insegnante—mi ha insegnato ad avere compassione, ad amare e a non avere paura. Se l’amore ha la dolcezza di un fiore, allora mia madre è quel dolce fiore dell’amore. —Stevie Wonder Alle orecchie di un bambino la parola “mamma” ha un suono magico in qualunque lingua la si pronunci. —Arlene Benedict La giovinezza sbiadisce, l’amore si affievolisce, le foglie dell’amicizia cadono; ma la speranza nascosta nel cuore di una madre sopravvive a tutto. —Oliver Wendell Holmes Una madre è l’amica più sincera che si possa avere quando le difficoltà ci cadono addosso, improvvise e pesanti; quando l’avversità spazza via la prosperità; quando gli amici che gioivano con noi a ciel sereno, ci abbandonano appena i problemi ci si addensano intorno. È allora che lei ci stringe a sé e si prodiga con massime e buoni consigli per dissipare le nuvole tenebrose e far sì che la pace ritorni nei nostri cuori. —Washington Irving Dio ci vede con gli occhi di nostra madre e ci ricompensa per le nostre virtù. —Ganeshan Venkatarman La mamma è il luogo dove depositiamo tutti i nostri dolori e timori. —Anonimo L’amore di mia madre era così grande che ho dovuto faticare parecchio per giustificarlo. —Marc Chagall Nessuno ha un’influenza così grande su di noi come nostra madre. —Sarah Josepha Hale La forza di una madre è più grande delle leggi della natura. —Barbara Kingsolver Le mamme sono delle filosofe per istinto naturale. —Harriet Beecher Stowe Una buona madre vale centinaia di insegnanti. —George Herber Il cuore di una mamma è l’aula dove un bambino va a scuola. —Henry Ward Beecher L’amore di una madre è il carburante che permette all’essere umano di compiere l’impossibile. —Anonimo Una madre ama il suo bambino anche quando meno se lo merita. —Kate Samperi La mamma è la persona su cui contiamo per le cose che contano davvero. —Katherine Butler Hathaway Una madre comprende quello che un bambino non dice. —Proverbio ebraico Devo a mia madre tutto quel che sono. Attribuisco i successi nella mia vita all’educazione morale, intellettuale e fisica ricevuta da lei. —George Washington La più alta vocazione al mondo è quella della madre. La vera maternità è la più bella delle arti, la più grande professione. Colei che può dipingere un’opera d’arte o scrivere un libro che avrà influenza su milioni di persone si merita il plauso e l’ammirazione dell’umanità; ma colei che alleva con successo una famiglia di figli e figlie belli e sani, le cui anime immortali eserciteranno a lungo influenza sull’umanità, smolto dopo che i quadri saranno sbiaditi e i libri e le statue saranno stati distrutti, costei si merita l’onore più alto che l’uomo possa darle. —David O. McKay Pubblicato originariamente sulla rivista Contatto. Usato con permesso. Photo copyright (c) 123RF Stock Photos Chalsey Dooley Era una cosetta da nulla, quel sorriso sul volto del mio bambino, ma ha cambiato IL mio modo di vedere la vita. Quando si è svegliato e mi ha guardato, stava guardando ciò che gli importava di più al mondo... me! Non gli importava che il suo pannolino avesse bisogno d’essere cambiato o che io indossassi un pigiama spaiato e i miei capelli fossero scompigliati. Mi amava e basta e amava stare con me. Non aveva bisogno di perfezione; l’amore aggiustava tutte le cose. Appena l’ho preso in braccio e ho assorbito quei raggi d’amore, mi si è chiarita una cosa cui stavo pensando in precedenza. La mancanza di perfezione nella vita mi ha sempre preso per il verso sbagliato. Quando qualcuno diceva o faceva qualcosa che mi infastidiva, spesso nella mia mente trovavo mille obiezioni. Perché ci devono essere cose come conflitti di personalità, noncuranza, mancanza di considerazione, ingiustizia, pessimismo, critiche? Sono cose reali e sono sbagliate! Vorrei che cose del genere non esistessero. Se tutti, me inclusa, potessimo fare le cose nel modo giusto, la mia sarebbe una vita di beata perfezione. La perfezione, ragionavo tra me, era l’unica cosa che potesse alleviare le mie irritazioni; ma sapevo anche che non sarebbe mai potuta esistere. La vita è così. Avevo bisogno di un’altra opzione. Più ci pensavo, più mi rendevo conto che ciò che volevo veramente era che il mondo girasse attorno a me – ai miei desideri, ai miei sentimenti, alle mie preferenze, alle mie priorità. Qualcosa doveva cambiare e questa volta dovevo essere io, qualsiasi fossero le colpe altrui. Ma come? Ci avevo già provato senza riuscirci. Poi quella mattina, mentre reggevo il mio bambino, mi venne il sussurro di un pensiero: Vorresti che tuo figlio fosse perfetto fin dall’inizio? Ci pensai un po’, ma mi sono resa conto che era la cosa che meno volevo al mondo. Se fosse stato capace di camminare e correre fin dal primo giorno, non avrei mai potuto vedere lo sguardo di eccitazione e soddisfazione sul suo viso mentre faceva i primi passi; avrei perso anche quella sensazione speciale di tenerlo tra le braccia, sapendo che dipendeva completamente da me. Se fosse stato capace di parlare perfettamente dal momento in cui era nato, non avrei mai provato la gioia di sentirgli dire la sua prima parola. Se avesse saputo tutte le cose che sa un adulto, non l’avrei mai visto pieno di sorpresa davanti ad una nuova scoperta e non avrei mai avuto la soddisfazione di insegnargli qualcosa di nuovo. Avrei perso tantissime cose. No, la sua imperfezione lo rende proprio perfetto. Non lo vorrei diverso da così! Cos’è allora, mi sono chiesta, che rende la sua imperfezione diversa dalle altre imperfezioni che mi circondano? Ed è arrivata la risposta: È l’amore. Ecco cos’era! Ecco cosa mi mancava. Ecco di cosa avevo bisogno un po’ di più per tirare avanti con coraggio e allegria quando dovevo affrontare problemi che non volevo esistessero. Pensa a quante cose perderesti se tu e tutti gli altri attorno a te foste perfetti fin dall’inizio. Ti perderesti l’imprevedibilità della vita che aggiunge il senso della sorpresa; la gioia di perdonare ed essere perdonata; i forti legami di un’amicizia duratura che si formano nelle avversità; gli aspetti di carattere positivo che si formano allo stesso modo. Mi sono resa conto che aggiungere pensieri negativi ad una situazione negativa non dà mai risultati positivi. In quel momento ho deciso che avrei cercato e trovato le opportunità e le esperienze positive che si nascondono sotto la maschera dell’imperfezione. Più tardi, durante la giornata, il mio bambino non riusciva ad addormentarsi e ho deciso di approfittare di una situazione difficile per mettere in pratica la mia nuova lezione. Ho messo da parte ciò che io ero sicura che fosse la cosa migliore per lui e se nel giardino della tua vita trovi Più terra che fiori, forse hai gli occhi Puntati troPPo in basso. alza lo sguardo!per me e insieme a mio marito ho dedicato un po’ di tempo a cantare e ridere con lui. È stato un momento perfettamente felice che ci saremmo persi se quel giorno tutto fosse stato “perfetto”. Articolo originariamente pubblicato nella rivista Contatto. Usato con permesso. Uno dei doni più preziosi che si possano ricevere è diventare genitori e ricevere l’amore di Dio sotto forma di un bambino, così tenero e carino. In realtà sono tutti figli suoi, ma lui li affida alle nostre cure e vuole che li amiamo e li educhiamo. Sono un dono di Dio, ma, come i fiori del nostro giardino, dobbiamo prendercene cura. In questo caso il dono di Dio è anche il lavoro che Dio ci affida. Dio stesso ci ha dato l’esempio di come vuole che ci comportiamo con i nostri figli. È giusto, misericordioso, amorevole e paziente, ma ci tratta anche con fermezza quando vede che andiamo fuori strada. È un Dio amorevole, ma è anche un bravo Padre che sa correggerci quando ne abbiamo bisogno. Se noi educhiamo, addestriamo e guidiamo i nostri figli nel modo giusto e diamo loro l’esempio giusto, loro lo seguiranno per la vita. “Ammaestra il fanciullo sulla via da seguire, ed egli non se ne allontanerà neppure quando sarà vecchio” (Proverbi 22,6). “Tutti i tuoi figli saranno ammaestrati dall’Eterno, e grande sarà la pace dei tuoi figli” (Isaia 54,13). —David Brandt Berg Articolo originariamente pubblicato nella rivista Contatto. Usato con permesso. Ariana Andreassen Mio figlio Anthony ha tre anni ed è sveglio e attivo, sempre desideroso d’imparare cose nuove. Qualche tempo fa il suo argomento di conversazione preferito erano i fulmini. Sembrava non si stancasse mai di parlare di temporali, di come a volte gli edifici prendono fuoco quando sono colpiti dai fulmini e così via. Quando ha cominciato a sviluppare questi scenari utilizzando i suoi blocchi Lego e i suoi personaggi Playmobil, ho incanalato più positivamente i suoi pensieri e la sua energia insegnandogli come Beniamino Franklin aveva inventato il parafulmini proprio per evitare quei disastri. Alcuni mesi dopo, a cena, Anthony si è fermato, mi ha dato un’occhiata pensierosa e ha detto qualcosa su come gli animali oggi sono in pericolo perché non hanno abbastanza cibo o posti in cui vivere. Ero curiosa di sapere se capisse veramente ciò di cui stava parlando, così gli ho chiesto perché gli animali non avevano un posto per vivere. Mi ha spiegato che, dato che gli uomini costruiscono case e strade e abbattono gli alberi per farlo, animali come i koala non hanno un posto dove andare. Naturalmente era un po’ confuso, ma potevo vedere che aveva capito l’idea generale e che era sinceramente preoccupato che gli animali stessero perdendo il loro ambiente naturale. Questo argomento lo ha tenuto occupato per alcune settimane, fino alla successiva scoperta meravigliosa. Penso che si trattasse dei tradizionali cinque sensi. Parlando con mio figlio di Franklin, delle specie in pericolo e dei cinque sensi, mi sono resa conto di com’è facile influenzare i bambini quando sono piccoli e di conseguenza com’è importante insegnar loro a prendere decisioni sagge e responsabili. I bambini si entusiasmano quando fanno la loro parte per contribuire a migliorare il loro mondo e noi possiamo instillare in loro l’amore e il rispetto per l’ambiente fin dai primi anni. Ora Anthony ha l'abitudine di separare i rifiuti riciclabili nei contenitori giusti, annaffiare le piante e prendersi cura del giardino. Sa che, quando la cosa è pratica, camminare invece di prendere la macchina fa risparmiare denaro e non inquina; sta diventando più bravo di me a ricordarsi di spegnere la luce quando esce da una stanza. Anche se all’inizio ci vuol tempo per spiegare alcuni concetti in maniera che i bambini possano capirli senza preoccuparsi o turbarsi, ne vale la pena. È una gioia vedere il mio piccolo dedicare attenzione ed energia a prendersi cura del mondo intorno a lui, invece di abusarne o darlo per scontato. Originariamente pubblicato sulla rivista Contatto. Usato con permesso. Di Marie Claire Circa una settimana prima del quarto compleanno di mio figlio Tristan, parlavo con lui di quanto fosse cresciuto nell’ultimo anno, di quante cose avesse imparato e di quanto io fossi orgogliosa dei progressi che aveva fatto. Poi parlammo del suo compleanno e gli chiesi cosa voleva che preparassi per la sua festa. Come ero solita fare, lasciai che fosse lui a scegliere il tipo di torta che voleva. L’anno precedente aveva scelto un torta a forma di “bruco”, poiché in quel periodo era affascinato dagli insetti. Non era stata difficile da realizzare – una fila di fette di torta tagliate a mezzaluna con una glassa lucida e coloratissima. Mi aspettavo che scegliesse anche quest’anno una torta altrettanto semplice da realizzare, così potete immaginare la mia perplessità quando lui, dopo aver consultato un libro con illustrazioni di torte fantasiose per bambini, scelse una torta con “castello e cavalieri”. Guardai il disegno particolareggiato, lessi le spiegazioni e immediatamente compresi che questa volta avevo davvero fatto il passo più lungo della gamba. Ma Tristan era deciso a volere proprio una torta “castello”, cavalieri compresi, e io volevo renderlo felice. Prima che me ne rendessi conto arrivò il giorno del compleanno e io mi accinsi a preparare la torta. Libro in mano, cercai di seguire le istruzioni nel modo migliore possibile, ma ben presto capii perché nel libro c’era solo un disegno della torta con il castello e non una fotografi a, come per gli altri tipi di torta. Tra il progetto e la sua realizzazione pratica c’era un abisso e io mi sentivo alla deriva e in pieno naufragio. La mia torta era sbilenca, la glassa non aveva una buona consistenza e le torri del castello non erano uguali tra loro né per altezza né per diametro. Non avevo trovato nessun giocattolo a forma di cavaliere e dovetti accontentarmi di una statuina Lego di un uomo a cavallo. Sentivo tanta pressione e scoraggiamento! Povero Tristan, pensai. Sarà così deluso! È così impaziente e ha parlato per tutta la settimana dei suoi cavalieri e del suo castello e ora guarda un po’ cosa lo aspetta! Sarà di sicuro infelice quando vedrà la versione del castello dei suoi sogni fatta da sua madre! Finalmente finii la torta e aggiunsi i tocchi finali alla men peggio – bandiere di carta, biscotti sui muri che avrebbero dovuto dare l’impressione di pietre ma che cadevano dagli angoli malfatti, erba fatta con scaglie di cocco e colorante che assomigliava più che altro a muschio fangoso. Avevo terminato la mia opera ma ero sul punto di piangere. Rassettai la cucina e decisi che era meglio che Tristan vedesse la torta prima, per essere preparato al momento imbarazzante in cui lui e i suoi amici se la sarebbero trovata davanti alla festa. Quando Tristan entrò in cucina, studiai la sua espressione e pregai di potere trovare la giusta cosa da dirgli per consolarlo e aiutarlo a non sentirsi troppo giù. Gli occhi di Tristan si spalancarono e, con mia sorpresa, un largo sorriso si accese sul suo volto. “Wow, mamma! È fantastica! È proprio quel che volevo!” Stavo quasi per scoppiare in lacrime. Lui si avvicinò alla torta, la esaminò in ogni sua parte e disse che era fatta esattamente come piaceva a lui. Poi corse da me, mi abbracciò, mi ringraziò e si portò una mano alla bocca, come se dovesse rivelarmi un segreto. Mi abbassai verso di lui perché potesse parlarmi all’orecchio. “Ti voglio bene!” disse, e corse via per raccontare ai suoi amici quello che aveva appena visto. Appena uscì, mi fermai un attimo a pensare a quell’esperienza. In pochi minuti avevo ricevuto una lezione che a volte ci vuole una vita a imparare. Oh, poter imparare a vedere le cose attraverso gli occhi di un bambino, pieni di fede, speranza amore e ottimismo, invece di vedere le imperfezioni! Oh poter imparare a vedere il lato buono e meraviglioso di tutte le cose! Rimasi a godermi quel momento magico il più a lungo possibile. Facendo sempre più mia la scena della torta sbilenca, seguita dal ricordo ancora fresco della dolce reazione di Tristan, chiesi al Signore di perdonare la visione negativa della vita che avevo avuto di recente e di aiutarmi a vedere le cose nello stesso modo in cui mio figlio aveva visto quella torta. Poi accadde una cosa buffa. Mentre guardavo la torta, la vidi prendere un aspetto da cartone animato e cominciò a piacermi veramente. Ma, cosa ancora più importante, piaceva a Tristan. Dopotutto era il suo compleanno. Articolo originariamente pubblicato sulla rivista Contatto. Usato con permesso. Di Jessica Roberts É la fine di una lunga giornata passata a curare bambini ammalati. No, non i miei. Sono figli di una coppia, il cui lavoro li chiama spesso a prendersi cura dei bisogni degli altri a discapito del tempo che potrebbero passare in famiglia. Io insegno ai loro bambini e di solito mi fa piacere fare da mamma, ma non questa settimana. “Mi sento stanca, esaurita e stressata”, brontolo. “Sono indietro con i piatti da lavare e il bucato da fare e mi sono anche persa una gita alla spiaggia con i miei amici per stare qui a prendermi cura di un mucchio di bambini piagnucolosi con la tosse e il naso che cola”. Un rumore sulle scale mi dice che qualcuno è sveglio. Guardo: è Susanna, due anni. “Cosa vuoi, Susy? ” Lei aspetta mezzo secondo, corre da me, mi butta le braccia al collo e sussurra: “ Ti voglio bene! ” Poi si volta e torna a letto di corsa. Sento Martino, di quattro anni, che si rigira nel letto, così vado a controllare. Lui apre un occhio e, mezzo addormentato, borbotta: “Sei la maestra più miliore di tutte! ” E ha un modo di sorridere mentre lo dice ... Penso al loro amore sincero e a come mi hanno adottato. Mi ricordo le loro risatine, gli abbracci, le scoperte che abbiamo fatto insieme. Ad un tratto la montagna di piatti non è più così grande. Non sono più così stanca. Domani sarà la giornata “più miliore” che mai. Metterò in forno dei biscotti. E ci deve pur essere un modo di costruire un circo a tre piste in una camera da letto. Quando poi arriveranno al solito punto di stanchezza e irritabilità prima di cena, farò una rapida preghiera per avere un altro po’ dell’infallibile amore del Signore. E ringrazierò Dio della benedizione di avere questi bambini da curare. Articolo originariamente pubblicato sulla rivista Contatto. Usato con permesso. |
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