Nessuno metterebbe in discussione il fatto che crescere dei figli con un carattere forte richiede tempo e fatica. Mentre avere dei figli potrebbe voler dire “fare quello che viene in modo naturale”, essere un buon genitore è molto più complicato. Se vuoi sapere come crescere un figlio segui questi passaggi.
Parte 1 di 4: Sviluppare Abitudini Sane Mettere al primo posto l’educazione dei figli. Si tratta di un aspetto difficile da mettere in pratica in un mondo in cui esistono così tante richieste contrastanti. Un buon genitore programma e dedica del tempo all’educazione dei propri figli in modo consapevole. Egli considera lo sviluppo del carattere del figlio la priorità principale. Quando diventi genitore, devi imparare ad anteporre le priorità dei tuoi figli alle tue e a sacrificarti a trascorrere più tempo della tua giornata a prenderti cura di loro invece che di te. Certamente non dovresti trascurare te stesso completamente, ma dovresti abituarti all’idea di mettere i bisogni di tuo figlio al primo posto. Se hai una compagna, potete prendervi cura del bambino a turno, in modo tale che ognuno di voi abbia del tempo libero per se stesso. Quando programmi la tua routine settimanale, i bisogni di tuo figlio dovrebbero essere il tuo obiettivo primario. Ogni giorno leggi qualcosa a tuo figlio. Contribuire ad alimentare l’amore per le parole scritte aiuterà tuo figlio a sviluppare una passione per la lettura quando sarà più grande. Decidi ogni giorno un momento da dedicare alla lettura per il tuo bambino, di solito prima di andare a letto o prima di schiacciare un pisolino. Dedica almeno mezz’ora o un’ora al giorno alla lettura per tuo figlio, se non di più. Non solo tuo figlio svilupperà un amore per le parole, ma avrà anche migliori opportunità di successo negli studi e a livello comportamentale. Gli studi dimostrano che i bambini che hanno avuto qualcuno che leggeva per loro ogni giorno, mostrano meno comportamenti negativi a scuola. Cenate come una famiglia. Una delle abitudini più pericolose delle famiglie moderne è costituita dalla perdita del pasto in famiglia. Il tavolo da pranzo non è solo un luogo di sostentamento e di faccende familiari, ma è anche un luogo dove vengono insegnati e trasmessi i nostri valori. Le buone maniere e le regole vengono acquisite in modo sottile quando si è a tavola. L’ora dei pasti in famiglia dovrebbe comunicare e supportare gli ideali a cui i bambini faranno riferimento nel corso della vita. Se tuo figlio è schizzinoso nel mangiare, non passare tutta la cena a criticare le sue abitudini alimentari e a controllare cosa non mangia come un avvoltoio. In questo modo, tuo figlio assocerà i pasti in famiglia a qualcosa di negativo. Coinvolgi tuo figlio durante i pasti. La cena sarà più divertente se tuo figlio ti “aiuta” a scegliere il cibo al supermercato o ad apparecchiare la tavola o a occuparsi di piccole faccende inerenti alla preparazione del cibo, come lavare le verdure che cucinerai. Mantieni le conversazioni a tavola aperte e poco impegnative. Non fare a tuo figlio il terzo grado. Domanda semplicemente: “com’è andata la giornata?”. Imponi abitudini severe riguardo all’orario di andare a letto. Anche se tuo figlio non deve andare a letto tutte le sere durante lo stesso intervallo di tempo di cinque minuti, dovresti stabilire delle abitudini sull’orario di andare a dormire, che tuo figlio possa seguire e rispettare. Gli studi dimostrano che dopo soltanto un’ora di sonno persa, le capacità cognitive dei bambini possono essere ridotte di due interi anni scolastici, di conseguenza è importante che si riposino il più possibile prima di andare a scuola. La tua routine dovrebbe includere del tempo per rilassarsi. Spegni la televisione, la musica o qualunque altro dispositivo elettronico e parla dolcemente con tuo figlio nel letto o leggigli qualcosa. Non dare a tuo figlio snack contenenti zucchero appena prima di andare a letto o sarà più difficile farlo addormentare. Stimola tuo figlio a sviluppare nuove abilità ogni settimana. Anche se non devi iscriverlo a dieci diverse attività ogni settimana, dovresti trovare almeno una o due attività che gli piacciono e inserirle nella sua routine settimanale. Può trattarsi di qualsiasi cosa, dal calcio alle lezioni di arte, non ha importanza cosa sia purché tuo figlio mostri un talento o una passione per qualcosa. Fagli sapere che sta facendo un ottimo lavoro e incoraggialo ad andare avanti. Accompagnare tuo figlio a diverse lezioni lo aiuterà anche a socializzare con gli altri bambini. Non impigrirti. Se tua figlia si lamenta perché non vuole andare alla lezione di pianoforte, ma sai che in fondo le piace, non cedere solo perché non te la senti di guidare fin là. Concedi ogni giorno a tuo figlio del tempo sufficiente per giocare. ”Il momento del gioco” non significa lasciare tuo figlio seduto davanti alla televisione in balia delle costruzioni mentre tu lavi i piatti. “Il momento del gioco” significa far sedere tuo figlio in camera sua o nell’area dedicata al gioco impegnandolo attivamente con giochi stimolanti mentre lo aiuti a esplorare le sue possibilità. Anche se potresti essere stanca, è importante mostrare a tuo figlio il vantaggio di giocare coi suoi giochi, affinché acquisisca gli stimoli di cui ha bisogno e impari a giocare da solo. Non importa se non hai 80 milioni di giocattoli con cui farlo giocare. È la qualità e non la quantità che conta. Potresti scoprire che il suo gioco preferito del mese è un rotolo di carta igienica vuoto. Parte 2 di 4: Amare tuo Figlio Impara ad ascoltare i tuoi bambini. Influire sulla loro vita è una delle cose più straordinarie che tu possa fare. È facile disinteressarsi dei propri figli ed è un’opportunità sprecata per fornire loro una guida importante. Se non ascolti mai i tuoi figli e passi tutto il tempo a urlare ordini verso di loro, non si sentiranno rispettati o amati.
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![]() Di Maria Doehler Quando io e mio marito Sam avevamo solo un bambino, pensavo di saperne molto di puericoltura. Dovetti adattarmi e rinunciare ad una parte della mia indipendenza, ma non troppa. Curavo alla perfezione l’aspetto di Cadey, che non indossava mai vestiti sporchi, macchiati o sgualciti. Cadey era molto “portatile” e ce lo portavamo in giro dovunque andavamo. Quando bisognava fare qualcosa, andavamo avanti con calma e la facevamo. Sapevo che quando avremmo avuto altri figli le cose sarebbero diventate più difficili, ma non mi preoccupavo. Me la cavavo abbastanza bene. La seconda fu Brooke. Brooke era un angelo di bambina, si svegliava solo per farfugliare e borbottare e si riaddormentava da sola. Durante quella gravidanza avevo guadagnato ancora meno peso che nella precedente, così ritrovai facilmente la forma. Mi dissi che se andava così bene con due, sarei stata in grado di gestire qualunque cosa. Andavo alla grande. Poi arrivò Zara. Ogni mia sicurezza di madre se ne andò. Non che Zara fosse una bimba particolarmente difficile, solo che se ci veniva voglia di fare “un’improvvisata” ci volevano 45 minuti per metterci in moto. Spesso capitava che i bambini piangessero in tre parti diverse della casa. Fare qualunque cosa insieme richiedeva la progettazione e l’esecuzione scrupolosa di una missione sulla luna. Le amiche cominciarono a fare commenti come: “Mi fai sentire stanca solo a guardarti”. Ma i bambini non rimangono neonati per sempre (non fai in tempo a rilassarti, che cominciano a camminare!) e imparammo ad adattarci. Imparammo che non dovevamo essere perfetti. E che neanche i nostri bambini dovevano esserlo. A questo punto iniziai a capire meglio che essere una madre è molto più che partorire e occuparsi fisicamente dei bambini: significa vivere la mia vita attraverso i miei figli, non imponendo loro le mie idee ed i miei sogni, ma rallegrandomi ed essendo orgogliosa dei loro successi. Dovunque andavamo, tutti ci dicevano: “Godeteveli adesso finché sono piccoli. Crescono così in fretta!” Quella verità iniziò a fare presa su di me. Quattro figli. Emma è speciale quanto suo fratello e le sue sorelle. Le “improvvisate” ora richiedono un’ora. Dobbiamo ancora pianificare tutto, ma progettiamo al massimo solo una cosa al giorno. Abbiamo tanti vestiti “da gioco” e pochi vestiti “della festa”. Una volta, quando Zara ha scarabocchiato con il pennarello blu la camicia di Cadey pochi minuti prima di uscire, mi son ritrovata a pensare: “Be’, almeno lo ha fatto su una camicia blu. È quasi un abbinamento”. Siamo uno spettacolo, ma uno spettacolo felice che la maggior parte delle persone si diverte a guardare. Continuo ad imparare molte cose sull’amore, che stanno lentamente cambiando anche le parti più cocciute del mio carattere. Ogni bambino ed ogni giorno mi plasmano un po’ di più, ma non desidero che le cose siano diverse. È divertente essere una famiglia! Foto e articolo per gentile concessione della rivista Contatto.
Elizabeth Montgomery, Pre-K Smarties Non è mai troppo presto per introdurre i vostri bambini ai libri. Anche se i bambini piccoli non sono in grado di seguire una trama o compren-dere un tema, trarranno di sicuro un beneficio dall’uso di un libro. Oltre al legame inevi-tabile che si crea quando tenete in braccio il vostro bambino e comunicate con lui, leggere a vostro figlio è molto utile per lo sviluppo della capacità di parlare. Molto prima di pro-nunciare la sua prima parola, il vostro bebè assorbe i suoni che contribuiranno a sviluppare l’uso della parola e più avanti la lettura. I libri servono anche a sviluppare l’immaginazione del vostro bambino e l’aiutano a dare un senso alle situazioni che ha vissuto e introdurlo alle nuove. Leggere al vostro bambino oggi promuove una buona abi-tudine di lettura per il domani. Visto che i bambini piccoli reagiscono particolarmente bene ai suoni del linguaggio, il libro migliore per i bambini è quello che accentua il ritmo, la melodia e la ripetizione, come le filastrocche e i libri con schemi linguistici semplici. Ritmo, rime, ripetizione e schemi linguistici familiari cat-turano l’attenzione dei bambini piccoli. I libri per bambini sotto i tre anni di solito hanno il minimo indispensabile di testo, le parole spesso hanno la funzione di didascalie o di descrizione dei disegni. Ai piccini piace molto vedere le foto di altre persone, specialmente di altri bebè; ne riconoscono i tratti del viso e le espressioni. I bebè ed i bambini piccoli amano vedere oggetti familiari come un orsetto di peluche o una paperella di gomma, o gente che fa cose che loro conoscono già nella vita di tutti i giorni, come vestirsi o fare il bagno. I libri non sono solo edu-cativi o non servono solo per aiutare a sviluppare le abilità; ai bebè, come agli adulti, piacciono i libri anche come intrattenimento. I genitori, o le persone che si prendono cura dei bambini, trovano nei libri un metodo molto efficace per tenerli impegnati e felici al tempo stesso. Infatti impa-rare ad apprezzare i libri fin da piccoli aiuta i bambini a porre le basi per il ruolo vitale che i libri avranno nella loro educazione formale. *** Insegniamo a leggere ai nostri figli troppo tardi. All’età di sei anni la capacità di assorbire quasi senza sforzi i fattori più semplici, sia uditivi (parlati) che visivi (scritti), è già finita. … È più facile insegnare a leggere a un bambino di cinque anni che a uno di sei. È più facile a quattro che a cinque, a tre che a quattro, a due che a tre, a uno che a due, ed è ancora più facile a meno di un anno. La grande verità è che i bambini assorbono semplici informazioni, come una parola detta o scritta, ad una velocità a cui un adulto non s’avvicina nemmeno. Perché un bambino possa leggere le parole, ci sono tre semplici requisiti. Le parole devono essere grandi, nitide e ripetute spesso. I collegamenti nervosi immaturi dei bambini non sono in grado di captare le scritte piccole, mentre invece è proprio il procedimento di mostrare al bebè le scritte grandi che farà crescere e maturare fisicamente i collegamenti nervosi visivi del suo cervello. Se la madre di un bambino di due anni vuole provare la verità di questo, basta che prenda un foglio di carta bianca e ci scriva in rosso, in modo chiaro, la parola “Mamma”, in lettere grandi circa quindici centimetri, e la mostri al suo bambino una mezza dozzina di volte a distanza di un’ora, dicendo con voce eccitata e felice: “Questo è Mamma”. Non mettetelo alla prova, limitatevi a dirlo. Ben presto sarà lui a dirlo a voi. Brani tratti da Perché insegnare a leggere al tuo bebè? di Glenn Doman, Fondatore dell’Istituto per la Realizzazione del Potenziale Umano Foto per gentile concessione di Sean Dreilinger via Flickr.
![]() Non è facile crescere dei figli nel mondo d’oggi. Molti dei buoni valori che vuoi sviluppare nei tuoi figli sono costantemente aggrediti da persone che vanno nella direzione opposta. Hai paura che anche i tuoi sforzi migliori saranno inutili e che i tuoi figli volteranno le spalle ai valori che ti stanno a cuore. So che a volte sei tentata di lasciar perdere, ma non farlo. Le tue cure e le tue premure non sono inutili. Anche se fai del tuo meglio, puoi arrivare solo fino a un certo punto, ma io sono in grado di fare molto di più e sono qui per aiutarti. Capisco i tuoi figli meglio di te e so come affrontare i loro problemi. Voglio lavorare con te per trasformare i tuoi figli nelle persone di saldi principi morali che vogliamo che siano. Affidami i tuoi figli in preghiera. Con la preghiera potrai diventare il buon genitore che vuoi essere. Con la preghiera potrai aiutare a proteggere i tuoi fi gli dai pericoli e dalle cattive influenze. Con la preghiera potrai trovare la mia soluzione ai loro problemi. Comincia oggi stesso a diventare un genitore migliore con la preghiera. Molti cambiamenti che non ritenevi possibili avverranno proprio grazie ad essa. Per gentile concessione della rivista Contatto.
![]() Ci siamo chiesti: quali sono i nostri valori come famiglia? In che cosa crediamo veramente? Che cosa è importante per noi? Abbiamo trovato la risposta in quattro parole: gratitudine, generosità, umiltà e coraggio. Abbiamo deciso che vogliamo che questi quattro valori definiscano chi siamo come famiglia e, per quanto riguarda Parker [mio figlio più grande] e me, chi siamo come uomini. Così sto sempre attento a come coltiviamo la gratitudine. Come modelliamo la generosità? Come restiamo umili? Come ci manteniamo affamati di una maggior presenza di Dio? E quanto coraggio c’è nella nostra vita? Non si può ubbidire alla volontà divina senza essere coraggiosi. Per questo Dio disse a Giosuè: “Sii forte e coraggioso”, perché se vuoi rivendicare e mettere alla prova le promesse divine, dovrai essere coraggioso. Queste sono le quattro parole che cominciano a definirci come famiglia. Sono cose che voglio imprimere nei miei figli. --Mark Batterson * Se non l’avete già fatto, è una buona idea pensare a quali siano i vostri valori personali e come famiglia, stabilire gli ideali che guidano le vostre scelte personali, che rappresentano il tipo di vita cristiana e l’integrità che volete dimostrare e che ritenete possano farvi avere una vita realizzata e piena di significato. Ci sono diversi modi di indicare i vostri valori e le vostre priorità personali. Alcune persone ne fanno un elenco, riassumendo i punti. Altre scrivono una dichiarazione personale della loro missione. Alcuni esprimono ciò che ritengono le identifichi personalmente, con gli aspetti più importanti della loro vita e dei loro obiettivi. Anche se non ci avete mai pensato seriamente, tutti hanno dei valori o dei principi che influenzano le loro decisioni e i loro processi mentali, anche subconsciamente, e che fanno parte della loro personalità e costituiscono la fibra del loro carattere. Se ci pensate e ci pregate sopra un po’, probabilmente riuscirete a riconoscere nelle vostre azioni e nei vostri pensieri certi fili conduttori, dei punti che utilizzate per le vostre decisioni, o su cui le basate; questo può aiutarvi a identificare i valori che sono fondamentali per voi. Potreste anche riconoscere alcuni punti a cui non avete dato la giusta importanza, o alcuni fattori che richiedono più attenzione, così potrete rimediare di conseguenza. Se non l’avete mai fatto prima, la vostra lista di valori potrebbe essere in continua evoluzione e potrete modificarla con il passar del tempo. Se seguiamo l’idea che i valori espressi in Matteo 22,37-40 sono al centro di tutto ciò che diciamo, facciamo e crediamo, e sono alla base delle nostre scelte – sia come organizzazione che come individui – allora tutti i valori generati da quei due comandamenti saranno in armonia tra loro. --Peter Amsterdam * Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente”. Questo è il primo e il gran comandamento. E il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti». --Matteo 22,37-40 * E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi. Deuteronomio 6,6-7 Testo per gentile concessione di http://anchor.tfionline.com/it/post/valori-lezioni-di-vita-e-verita/. Foto di Christine [cbszeto] via Flickr.
Osservo i visi [dei miei figli], sento le loro risate melodiose e […] voglio più che il mondo per loro; voglio il mondo che dura in eterno. Poi sono riportata alle mie esperienze e alla realtà. Le ferite… il dolore di un divorzio; le conseguenze di scelte sbagliate che sono perdonate per sempre ma possono ancora tormentarmi nei giorni in cui mi dimentico che vivo in Lui. In questi momenti quando l’innocenza e la realtà collidono, mi rendo conto che non posso tenere [i miei figli] sotto una campana di vetro. Si faranno male… faranno scelte sbagliate. Molte cose cambieranno mentre crescono e purtroppo è inevitabile che la loro innocenza comincerà a intaccarsi. Ma che cosa non cambierà? La verità divina. Egli era, che è e ha da venire. Egli è lo stesso. Sempre. La consolazione che ciò mi dà è travolgente. Così, anche se credo che TUTTE le Scritture siano sacre e ispirate da Dio, ci son alcuni versetti che voglio che i miei figli imparino a memoria prima di lasciare il nido. 1. Nel vostro comportamento non siate amanti del denaro e accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». --Ebrei 13,5 2. Sì, tu hai formato le mie interiora, tu mi hai intessuto nel grembo di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo; le tue opere sono meravigliose, e io lo so molto bene. —Salmi 139,13-14 3. Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono. --Ebrei 11,1 4. Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non aver paura e non sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo Dio, è con te dovunque tu vada. --Giosuè 1,9 5. Sì, ti ho amata di un amore eterno; per questo ti ho attirata con benevolenza. --Geremia 31,3 6. La risposta dolce calma la collera, ma la parola pungente eccita l’ira. --Proverbi 15,1 7. Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta. --Matteo 4,23-24 8. Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove. --2 Corinzi 5,17 9. Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento. —/em>Romani 8,28 10. Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. Contro tali cose non vi è legge. --Galati 5,22-231 --Natalie Snapp2 Clicca qui per altre buone versetti e capitoli della Bibbia per i bambini. 1 I versetti biblici in questo articolo sono tratto dalla Nuova Diodati (LND).
2 Brani tratti da http://mommyonfire.com/2012/08/14/10-bible-verses-i-want-my-children-to-know. Dina Ellens Non l’apprezzavo molto quando ero più giovane, ma ripensandoci, mi rendo conto dell’influenza che ebbe su di me la fede di mio padre in Dio. Ho dei bei ricordi di quando stavo in piedi al suo fianco in chiesa, cantando inni con tutto il cuore. La mia famiglia è originaria dell’Olanda e i canti preferiti di mio padre erano in olandese. Dopo essere andata via di casa per vivere per conto mio, ce n’era uno in particolare che mi ritornava in mente, soprattutto quando mi sentivo scoraggiata o preoccupata. La traduzione fa più o meno così: Una piccola nave, custodita da Gesù, il simbolo della croce sulla sua bandiera, salva tutte le persone in pericolo, anche se le onde sono forti e alte e le tempeste sono minacciose. A bordo con noi c’è il Figlio di Dio e siamo al sicuro, da Lui custoditi. Questa canzone si ricollega al ricordo di un’avventura della mia infanzia: Era il 1953 e i miei genitori avevano deciso di emigrare negli Stati Uniti. Abbiamo attraversato l’Atlantico su un vecchio mercantile trasformato in nave passeggeri. Io e i miei due fratelli eravamo entusiasti di essere a bordo di una grande nave. Passavamo le giornate in esplorazione e in poco tempo facemmo amicizia con tutti membri dell’equipaggio. Avevo solo quattro anni, ma mi ricordo l’odore di olio e di catrame, unito alla salsedine, un odore che mi riempie ancora dello stesso senso di avventura ed eccitazione che provai il giorno in cui salimmo sulla nave a Rotterdam. Non avevo proprio idea dell’avventura che ci aspettava. Dopo diversi giorni, la nave fu sorpresa da una tempesta vicino al Mar dei Sargassi, al centro del famigerato Triangolo delle Bermude. La turbolenza provocata dalla tempesta rimescolò gli estesi ammassi di un’alga chiamata sargasso, che si aggrovigliarono intorno alle eliche della nave. Questa s’inclinò improvvisamente da un alto, facendo cadere mobili e passeggeri. Per fortuna nessuno di noi si fece male, ma la nave, con le eliche inutilizzabili, rimase a galleggiare impotente nell’oceano in tempesta. Mio padre portò noi tre bambini nella nostra cuccetta e ci mise a letto. Ora mi rendo conto di ciò che gli deve essere passato per la testa, con la sua famiglia colta in queste acque pericolose dove così tante navi e tante ciurme sono andate perse. Invece di cedere al panico, però, mio padre pregò con noi e cantò quell’inno. Anche se le onde sbattevano la nave da tutte le parti e noi eravamo persi nella notte e nella burrasca, non provai alcuna paura. Al mattino il mare ritornò calmo e l’equipaggio riuscì astabilire un contatto radio con il porto più vicino. Ben presto vedemmo con sollievo arrivare un robusto rimorchiatore nero, che portò la nostra grande nave impotente nel porto di Newport News, in Virginia, dove rimase due settimane in cantiere per le riparazioni. La mia mente di bambina ritenne alcuni ricordi, come lo sbandamento improvviso che mi fece perdere l’equilibrio e rotolare sotto alcuni mobili, ma soprattutto la sensazione di sicurezza che provai quando mio padre pregò e cantò in modo così rassicurante. Mio padre m’insegnò la fede con il suo esempio di fiducia in Dio in qualsiasi circostanza. Ogni volta che i problemi della vita sono sembrati enormi e minacciosi come le onde di quel mare in burrasca, ho cantato quella canzoncina e mi sono sempre sentita incoraggiata, ricordandomi la fede di mio padre in mezzo alla tempesta. Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso.
Da un rapporto scientifico: Alcuni scienziati recentemente hanno fatto una scoperta interessante su un parassita invisibile e poco compreso, il negascerino, così chiamato a causa dell’effetto negativo che ha sul benessere mentale ed emotivo del suo ospite umano. È troppo piccolo per essere visto a occhio nudo, tuttavia i sintomi della sua infezione sono molto evidenti. Vive attaccandosi alla membrana dell’orecchio interno. Le sue ali minuscole vibrano a una frequenza che non è rilevabile dagli esseri umani, ma interferisce con le onde cerebrali e lascia la vittima confusa e depressa. Queste vibrazioni negative possono essere difficili da distinguere dai propri pensieri e il soggetto può facilmente arrivare a credere al loro ronzio. Nei casi di infestazione più severa il negascerino può installarsi nel cervello del suo ospite, deponendo uova che generano migliaia di altri piccoli negascerini che presto spiccano il volo e infettano altri mediante le parole negative attenti ai diffuse dall’ospite. Il negascerino è un parassita dalle conseguenze serie e la sua infezione va trattata ai primi segni di contagio. Deve essere rimosso il più presto possibile dalle orecchie della vittima. Nei casi normali, la cura può essere effettuata personalmente, piegando il capo dalla parte dove si è installato il negascerino e saltando vigorosamente su e giù, battendo sul lato opposto del capo. Se non è chiaro in che orecchio si trovi, per sicurezza è meglio applicare questa tecnica a entrambi i lati. Nei casi in cui sia presente più di un negascerino, potrebbe essere necessario ripetere il procedimento. Nei casi più diffi cili o ostinati, la vittima potrebbe richiedere aiuto. Se un colpo in testa con un cuscino non riuscisse a rimuovere il parassita, potrebbe essere necessario farlo uscire dal suo nascondiglio con un trattamento shock. Uno spruzzo d’acqua fredda è quasi sempre effi cace. Per prevenire la re-infezione, sistemate un paio di cuffi e sul capo del soggetto e suonate musica o letture ispiranti. Inoltre, praticate col soggetto esercizi di espressioni positive. (Avvertimento: Il trattamento con cuscini o acqua dovrebbe essere amministrato solo da adulti competenti. Se i bambini tentassero queste manovre, potrebbero causare lesioni o danneggiamenti.) Un caso clinico Nello studio di alcuni casi clinici riguardante i miei fi gli più piccoli o adolescenti, ho scoperto che la cura prescritta è molto effi cace nel curarli da attacchi di autocommiserazione e altre emozioni negative. Per esempio, un giorno sono entrata in cucina e ho trovato la mia fi glia di tredici anni che singhiozzava davanti a un lavandino pieno di piatti sporchi. Le ho manifestato tutta la mia comprensione, dicendo: «Mi spiace tanto che tu sia triste. Voglio assicurarti che ti voglio bene; anzi, te ne voglio così tanto che devo fare questo…» Dopo aver tirato fuori un cuscino da dietro la schiena, mi sono messa all’opera. Mia figlia si è messa a ridere, implorando pietà. Dopo la cura, la paziente ha dimostrato un netto miglioramento. Si è rimessa a lavare i piatti, ma con mia costernazione ha avuto una ricaduta. Fase due: ho deciso per l’acqua fredda. Ha notato il mio approccio, ma ha pensato che non lo facessi sul serio. Dopo averla brevemente rincorsa per la casa, l’ho costretta in un angolo e… splash! È sembrato divertente anche a lei. Ancora qualche risata e la pulizia dei piatti era quasi finita. Come madre di un’adolescente molto emotiva, ho passato molte ore a blandirla, consolarla, ragionare e pregare con lei, nei molti tentativi di distoglierla dai suoi attacchi di tetraggine ormonale. Recentemente, però, ho scoperto che la cura contro il negascerino è ancora più rapida ed effi cace. Appena le ignare vittime del negascerino si rendono conto del pericolo, possono imparare a riconoscerlo e a fare i passi necessari a proteggersi, evitando di intrattenere pensieri negativi o autodistruttivi. Un grammo di consapevolezza vale più di un chilo di cure. Attenti al negascerino! Articolo gentile concessione della rivista Contatto. Foto di David Castillo Domenici/Freedigitalphotos.net
![]() Josie Clark Mentre correvo per le strade di Morelia, una città messicana, notai dei mendicanti a ogni semaforo. Era la vigilia di Natale ed ero uscita con mia figlia di dieci anni a fare qualche ultima compera. «Guarda quella signora!» Cathy diresse la mia attenzione su una vecchia che aveva smesso momentaneamente di mendicare e si stava stropicciando i piedi infreddoliti. «È la nonna di qualcuno» ho pensato a voce alta «ma invece di stare a casa con la sua famiglia è qui fuori a piedi nudi, cercando di mettere insieme qualche soldo per il pranzo di Natale». Poi mi ha colpito un’idea. «Cathy, andiamo a casa e mettiamo insieme qualcosa da mangiare per lei». Si stava già facendo buio, così probabilmente non si sarebbe fermata molto a lungo a quel semaforo. Tornammo a casa di corsa, trovammo un paio di borse e cominciammo a ispezionare la dispensa e il frigorifero. Riso, fagioli, peperoncini secchi, un barattolo di salsa, tortillas, un pollo. Era facile riempire le borse con tutto quello che avevamo. Una pagnotta, prosciutto, pancetta. Chiusi le borse con dei nastri colorati e uscimmo a cercare la donna. All’inizio pensammo di averci messo troppo tempo e che fosse già tornata a casa, poi la vedemmo camminare lentamente davanti a noi, stringendosi addosso uno scialle, probabilmente diretta a casa. «Salve!» la salutò Cathy, per poi continuare in spagnolo: «L’abbiamo vista al semaforo e le abbiamo portato un po’ di cibo per il pranzo di Natale. Speriamo che lei e la sua famiglia possiate sentire l’amore di Dio questo Natale». La vecchia ci guardò con stupore e gli occhi le si riempirono di lacrime. Poi prese le mani di Cathy e le baciò. «Grazie, grazie. Dio ti benedica. Sei bellissima, sei un angelo di Natale». Accettò le borse e continuò per la sua strada. La nostra vigilia di Natale fu allegra, come al solito, e la mattina successiva Cathy aprì i suoi regali. Quando le chiesi se si stava divertendo, mi rispose: «Sai, mamma, vedere quella vecchia così felice ieri sera e poi quando mi ha baciato le mani, è stato il regalo migliore. Penso che dare agli altri sia la parte migliore del Natale!» Per gentile concessione della rivista Contatto.
Linda Salazar “Mamma, credo che quei giocattoli piacciano più a te che a noi”, ricordo di aver detto a mia madre mentre facevamo la spesa in un discount. Dal modo in cui ispezionava ogni giocattolo, esaminava con cura le pagine di ogni libro, contava i pezzi dei rompicapo e controllava le parti dei vari giochi (visto che nei discount è facile che vadano persi), ero certa che quei giocattoli le piacessero quanto piacevano a noi. Era sempre alla ricerca di offerte speciali, così che lei e papà potessero permettersi di fare dei regali di Natale a tutti noi. Ma i regali dei miei genitori non si limitavano alle cose. A volte si trattava di attività diverse, come quando ci portavano in un parco per giocare insieme o a fare un’escursione in montagna, o a visitare luoghi storici. In retrospettiva posso vedere chiaramente che non è che ai miei genitori piacessero i giocattoli e tutto il resto, come pensavo io; è che gli piaceva dare. Davano sempre, che si trattasse del loro tempo e della loro attenzione nei nostri confronti, di un aiuto con i compiti o con un progetto, di un orecchio pronto ad ascoltare; non smettevano mai di dare con tutto il cuore. Ora che il Natale si avvicina non posso fare a meno di ripensare a quei semplici doni d’amore, che mi fanno ancora sentire colma di meraviglia. Mi ricordo a malapena i regali ricevuti, ma non dimenticherò mai l’entusiasmo che i miei mettevano nel dare. Certo, fare regali è una vecchia tradizione e un modo simpatico per dimostrare amore; e i doni sono sempre accolti con grande entusiasmo, soprattutto dai bambini. Forse è questo che il nostro Padre celeste aveva in mente tanto tempo fa, quel primo Natale, quando ci diede il suo amore nel modo che avremmo compreso meglio. Ci fece il dono più prezioso e duraturo, in modo così semplice e umile: il suo amore, il suo Spirito, nei panni di un tenero neonato. Gesù era ed è ancora il più grande dono di Natale per tutti noi. I commercianti di oggi hanno escogitato tante feste da celebrare facendo regali. Arrivano così spesso che a volte è difficile ricordare per cosa stiamo facendo compere. Ma fermatevi un attimo e cercate di ricordare i doni più memorabili che abbiate mai ricevuto e perché il loro ricordo vi sia ancora caro: si trattava delle cose che potevate vedere e stringere in mano, oppure dell’amore con cui quei regali erano avvolti? Per gentile concessione della rivista Contatto. Usato con permesso. Foto di epSos.de via Flickr.
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